“Un’altra villa pure principesca era quella che tuttora sussiste quasi ancora nel primitivo stato e che è in proprietà della signora Finzi maritata al Com'n. Avvocato 0ttolenghi. Credo fosse stata costruita dal Principe Batiani esso pure austriaco e generale del reggimento degli Usseri, il quale splendidissimo com’era la improntò di uno stile moderno e di un lusso sterminato: giardino inglese: parco, grotte, laghetto, tempietto, caffè hauss, casino ungherese, serra, ogni delizia vi aveva introdotto. Vi dava spesso pranzi e cene in cui è appena credibile la lautezza che sfoggiava; tanto che naturalmente finì per dissestarsi, e cominciò a ritardare i pagamenti e a fare strillare i suoi somministratori ed operaj, il che destò subito dell’allarme; ed è assai arguto il detto che fu trovato scritto sul muri del suo palazzo che teneva in Milano presso il giardino pubblico la mattina dopo un ballo masqué che aveva dato colla sua solita splendidezza: I Principi e i Marchesi son partiti, e son rimasti i Conti!!!”
La villa si trovava in via Prospero Finzi 8 sulla Strada Comunale per Greco (oggi via S. Erlembardo 4). Nel 1721, nella proprietà di circa 71 pertiche, figuravano una casa “da affitto”, vicino al naviglio, e una cascina al centro della proprietà; la percorreva da nord a sud il fontanile Acqualunga. Nel 1793 veniva indicata come “casa da nobile”; nel 1814 come “nuovo fabbricato” intestato al Conte Giuseppe Batthjianji (1827), figlio del fu Signor Conte Teodoro d’Ungheria, originario di Buda (Ungheria).
La famiglia Batthjianji era originaria della città di Koszeg, al confine tra Austria ed Ungheria, dove nel 1616 possedevano un castello. Nel palazzo, ora in rovina, i Batthjianji ospitarono nel 1698 il Principe Ràkoczi II e nel 1813 l'Imperatore Francesco d'Austria. Una testimonianza del favore che il Conte Giuseppe Batthiany godeva presso l'imperatore d'Austria fu il ricevimento organizzato in occasione del passaggio a Milano del principe Ranieri d'Asburgo-Lorena, nominato Vicerè del Regno Lombardo-Veneto e della Principessa Elisabetta di Savoia Carignano dopo le nozze celebrate a Vienna il 28 maggio 1828.
Fu Antonio Giuseppe Batthyany, domiciliato nella Milano austriaca in Corso di Porta Orientale 711, dopo averne acquisito tutta la proprietà con annessi terreni da un certo Paolo Battaglia, a cambiarle aspetto arricchendola con parco, laghetto e grotta. Il laghetto, progettato nel 1826 dall’architetto ingegnere Gaetano Brey, era di fatto un ampliamento del fontanile dell’Acqualunga che attraversava tutta l’area del parco. Anche la grotta, molto probabilmente una ghiacciaia, venne modificata e arricchita all'interno della camera circolare con un tempietto: il Tempio della Notte. Furono i Finzi, che con il Cavaliere Prospero Finzi ed i successivi eredi ne ebbero la proprietà dal 1839 fino al 1919, a darle il nome con il quale viene tuttora ricordata.
Dopo la morte nel 1836 del Conte Batthyany, i figli cedettero la villa a Prospero Finzi che così la descrisse: “Un parco disposto a giardino all'inglese con viali serpeggianti tappeti e boschetti nel quale vi sono sparsi diversi fabbricati di delizia e di abitazione col necessario corredo di locali di servizio e di decorazione del giardino, che sono il palazzo, la casa del portinaio, il padiglione ottagono, la casa svizzera, la casa di Zurigo, il ponte cinese. il Tempietto dell'Innocenza, la serra inglese ed il Tempio della Notte cui si perviene per ampia grotta. Avverto però che di presente alcune dei suddetti edifìci trovansi alquanto guasti ed altri non vennero originariamente condotti a compimento. Vi ha inoltre in questo giardino un piccolo laghetto guadabile con schifi, e formato dalla testa di fontana del Fontanile Acqualunga le cui acque sorgive poi defluiscono per lunga tomba che estendesi fin sotto il Naviglio della Martesana. Il parco è recinto tutto intorno da siepi vive e vi si accede per ampie aperture munite di cancelli di legno e di ferro essendo propriamente l'ingresso quello dalla strada comunale di Gorla”. La villa godeva di particolari privilegi che le derivavano dall’abbellimento “del giardino rettificato il canale della roggia detta della Acqua Lunga nel recinto del medesimo“ e dalla presenza della Roggia Acqualunga con i suoi obblighi di passo per la manutenzione sia del corso d’acqua sia della testa del fontanile su cui peraltro s’aprirono diverse dispute, peraltro mai risolte, con il Municipio di Gorla e gli utenti dell’Acqualunga “circa alle innovazioni fatte intorno alla testa di fontana, alla livellazione ed abbassamento dell’asta di canale, alla formazione di un nuovo cavo “.
Alla morte di Prospero Finzi (4.11.1876) l’unica erede Fanny Finzi Ottolenghi, figlia di Marco Finzi, ereditò 556 pertiche (are 3644 ovvero mq. 364.400) e la villa con annessi giardino e terreno arativo con filari di viti, cascina per i contadini per circa 71 pertiche. Le proprietà Finzi a Gorla andavano ben oltre la villa e il parco inglobando nel 1850 più di 300 pertiche; nel 1860 le pertiche erano più di 400 cui furono aggiunte altre 200 pertiche, situate in Precotto, nel 1867. La superficie complessiva del parco risultava, dunque, di mq. 72000. La villa a forma di “T” aveva il lato più corto rivolto verso il Naviglio Martesana; all’interno era ben conservato qualche soffitto d'epoca; nel parco il Tempietto dell'Innocenza e la grotta-ghiacciaia con il Tempio della Notte. I Finzi, dopo il 1919, condivisero la proprietà con la Società Anonima "Parco Gorla" che destinò parte del parco all’esercizio di “giochi sportivi, spettacoli e divertimenti in genere”. Nel giugno del 1920 la Società Anonima "Parco Gorla" cambiò ragione sociale in “Società Anonima Rosa Film" e, in seguito, Società Anonima "Sabaudo Film" la quale utilizzerà la proprietà fino al 1928.
Le ghiacciaie erano piccole strutture “neviere” che venivano riempite d'inverno con ghiaccio frantumato o neve pressata e ricoperta di foglie secche. I manuali dell'800 davano indicazioni precise su come predisporre e utilizzare questi locali adibiti alla conservazione di cibi e bevande “per riempirla di ghiaccio si scelga un giorno freddo e asciutto; prima di riporvelo vi si deve mettere al fondo un denso strato di paglia lunga incrocicchiata in tutti i versi, e devesi pur rivestire di paglia tutto l'interno, in guisa che il ghiaccio posi sulle foglie e non tocchi le pietre“. Tutte le famiglie più ricche possedevano una ghiacciaia; grandi consumatori di neve erano anche i monaci, che le utilizzavano per la conservazione di prodotti caseari, e gli Ospedali. Solitamente i locali adibiti a neviere erano parzialmente interrati, circolari e ricoperti da un tetto.
Il Tempio della Notte “cui si perviene per ampia grotta” è, secondo gli stessi intendimenti dei fondatori, un percorso “celato”. La descrizione della grotta è puntuale e veritiera così come quella del laghetto che abbelliva il parco. “Casa civile unita ad altri caseggiati di Gorla Vasta serra con caseggiato nuovo a quella annesso Giardino parte alla francese, parte all’inglese con lago, canali di naturali risorgive. Grotta Boschetti Montagnola”. Così la descrive il nobile Caprara il quale avrebbe costruito la grotta, la montagnola e il lago con giardino alla francese e all’inglese. Era costume sul finire del XVIII Secolo prestare molta attenzione a schemi compositivi vegetali che richiamavano i valori imitanti della natura; anche la villa del Conte Batthyany seguiva questo costume. L’ipotesi di una ghiacciaia come primo impiego della grotta artificiale non è pur tuttavia documentato in nessuna carta catastale.
Il primo recupera la struttura sotterranea di una vecchia ghiacciaia trasformandola in una montagnola con grotta e, al proprio interno, in un tempio dal sapore spiccatamente romantico. L’impianto del tempio della notte richiama l’idea compatta di una camera circolare composta “da tre cunicoli d'accesso e da rami tra loro comunicanti. I primi metri degli ingressi nord, ovest ed est, presentano una formazione architettonica con volta a tutto sesto in conglomerato (presumibilmente ceppo d'Adda). Nel secondo tratto dei corridoi si nota un cambiamento della struttura, che ha spallette in mattoni a vista, disposti in corsi regolari, alte mediamente 2 metri circa, alla cui sommità s'imposta la volta a sesto ribassato, anch'essa in blocchi di conglomerato di omogenee dimensioni. II piano di calpestio è attualmente in terra battuta. Dai rami principali si dipartono tre corridoi secondari. In quello intersecante il ramo est si legge la presenza di un camino di aerazione con canna in laterizio pieno e ciottoli, comunicante con la sommità della collina. I primi due rami conducono alla camera centrale del Tempo della Notte. La pianta circolare del Tempio della Notte presenta una struttura a doppia parete e doppia copertura a cupola comunicante con l'esterno attraverso un oculo sommitale da cui proviene la luce. Alla muratura perimetrale interna, in mattoni pieni e un tempo intonacata, sono addossate otto colonne di marmo con capitello di ordine corinzio. Tra le colonne si aprono tre nicchie adatte a recepire elementi di decoro.” (Ricerca documentaria. Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano S.C.A.M. A cura di Maria Antonietta Breda, Andrea Thum, Alessandro Verdiani). L'Associazione, che sta operando un censimento sulle cavità milanesi, ha segnalato nel 2005 l'importanza di questo monumento, unico nel suo genere, a Milano.
Il tempio dell’Innocenza, di gusto neoclassico, è invece una costruzione a pianta circolare a cielo aperto con otto colonne in pietra e farebbe pensare ad una volta originaria a catino collocata sull’isoletta del lago. Rappresenta un punto di riferimento importante all’interno del parco anche se il laghetto è oggi scomparso.
Una descrizione dettagliata della Roggia Acqualunga “scavata affine di mantenere l’acqua necessaria allo spurgo dei canali sotterranei della città” è riportata in alcune note in uso nel XIV secolo. Il corso d’acqua aveva origine nel vicino territorio di Precotto; dopo Precotto entrava in Gorla e attraversava i terreni dei Finzi per sottopassare poi con un sifone il Naviglio Martesana. Il catasto riporta con estrema precisione sin dal 1720 il percorso del fontanile che assunse un’importanza notevole quando nell'Ottocento formò un laghetto di acqua corrente a lato di Villa Finzi; il laghetto fu fatto costruire dal Conte Giuseppe Batthiany su progetto dell'architetto Gaetano Brey nel 1826; il progetto prevedeva l’uso di barche.
Nel 1934 il Parco di Villa Finzi o "Giardino di Villa Finzi" fu acquisito dal Comune di Milano. Attualmente la villa è adibita a centro sociale, scuole e istituzioni pubbliche oltre che a parco. Nel parco sono conservate numerose specie di alberi di grandi dimensioni e di notevole pregio. Gruppi di pioppi, ippocastani, olmi, cedri del Libano, tassi, tigli e querce si alternano ad ampi spazi verdi a prato. Gli alberi originari del parco sono pochi, però, perché nel 1941 gli abitanti del quartiere di Gorla, infreddoliti per il rigido inverno, disboscarono quasi interamente l'area.
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-Giorgio Giulini nel libro “Memorie spettanti alla storia e al governo e alla descrizione della città e campagna di Milano ne' secoli bassi, Milano, 1760.
-Città con suoj Borghi e Corpi Santi di Milano. 1781. Costituzione della Comunità dei Corpi Santi. Archivio di Stato di Milano.
- Gorla. Pieve di Bruzzano. Piazza Commune. 1721. Mappe piane. Mappe di Carlo VI , 28 fogli, 1721. Archivio di Stato di Milano.
- Storia della Società de’ Corpi Santi colla comune di Milano e suo scioglimento, Archivio di Stato di Milano.
- Cesare Cantù, Grande Illustrazione del Lombardo Veneto. Milano, 1857.
- “Memorie stese dal parroco locale e pubblicate nella faustissima benedizione e inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale”. Milano, Sac. Davide Sesia. Tipografia della Casa Editrice “Osservatore Cattolico”, Milano, 1886.
- Filippo Turati, da “Il Naviglio”, Strenna del Pio Istituto dei Rachitici di Milano, Ed. Civelli, Milano 1886.
- Gian Pietro Lucini, da “l’Ora Topica” di Carlo Dossi, Cap. IV, Passeggiata sentimentale per la Milano di “l’altrieri”.
- Città di Milano, Reliquie del passato, Una villa secentesca a Gorla. 1922.
- Ricerca documentaria e studio condotto sul campo dall’Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano S.C.A.M. A cura di Maria Antonietta Breda, Andrea Thum, Alessandro Verdiani. Divisione Parchi e Giardini del Comune di Milano, 2006).
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