ASSOCIAZIONE “GORLA DOMANI”. CENTRO DI DOCUMENTAZIONE E INTERPRETAZIONE

1. PICCOLI MARTIRI DI GORLA


 

PICCOLI MARTIRI DI GORLA

La lampada votiva del “richiamato”

Gorla si apprestava una vicenda bellica che l’avrebbe segnata per sempre. Lo fece dapprima con la lampada votiva del “richiamato” perché cessasse il Conflitto Etiopico e che sarebbe dovuta ardere fino al termine della guerra Italo-Abissina. L’iniziativa prese avvio il 6 dicembre 1935 su intervento delle Consorelle del S.S. Sacramento. Durante il secondo conflitto mondiale visse poi l’esperienza drammatica delle incursioni aeree e dei bombardamenti degli alleati. Il 7 e l’8 agosto, il 25 agosto 1940, il 15 ed il 16 agosto 1943, l’8 ottobre 1940.

12 agosto 1943

Il 12 agosto 1943, durante la notte, un terribile bombardamento ridusse la città in uno stato di desolante rovina. In parrocchia scoppiarono tre piccoli incendi presso la Ditta Gavioli (botti per il vino), la Ditta Lombardi (cerniere per borsette), la Ditta Ensoli (depositi di autocarri). Non si contò per fortuna nessuna vittima, ma gli sfollati aumentarono di numero. Tutti i giorni alle ore 15, per un’ora circa, i fedeli si raccolsero in crociate di preghiera e meditazione davanti alle Reliquie della Beata Vergine e dei Santi nella Cappellina di Maria Bambina. Le funzioni religiose serali della Parrocchia vennero anticipate alle ore 17.30. I fedeli pregarono perché l’occupazione tedesca non procurasse danni a cose e persone.

13-14-15 settembre 1943

Nei giorni 13-14-15 settembre 1943 i tedeschi invasero il cortile dell’Oratorio e lo trasformarono in un’officina meccanica per la riparazione degli autocarri; fortunatamente se ne andarono senza colpo ferire il 21 settembre 1943.

6 dicembre 1943

Il 6 dicembre 1943, nella Cappellina dell’Ospedale Bassi della Villa Finzi di Gorla, il Prevosto, ottenuta la facoltà da S. Eminenza il Cardinale Arcivescovo, amministrò il S. Battesimo a un ebreo, il Sig. Jacobi Paolo, istruito e preparato dal Prevosto e dalle Suore dell’Ospedale. La polizia germanica mandò in quell’occasione due ufficiali fascisti armati di moschetto a prendere il Sig. Jacobi degente all’ospedale da parecchi giorni per malattia; intervenne il Prof. Ragazzi e i due fascisti ritornarono al comando accontentandosi della dichiarazione del Prof. Ragazzi che attestavano che le condizioni di salute dell’ammalato non gli permettevano di lasciare l’ospedale; fu risolta così una scabrosa situazione che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi per il borgo.

20 Ottobre 1944

I bambini della Scuola Elementare “Francesco Crispi”, colti di sorpresa sulla rampa delle scale da una bomba sganciata dai bombardieri alleati mentre cercavano di scendere nei rifugi, furono orrendamente straziati. Quell’episodio - Anno Domini 1944 - scrisse delle pagine tragiche che ancora oggi feriscono il borgo intero colpito nella sua intimità più esposta e innocente. Furono sette giorni di una lunga, interminabile Via Crucis recitata accanto ai corpi straziati delle vittime innocenti, scanditi dai singhiozzi e dal silenzio rispettoso di un borgo, incredulo e sconsolato.

“Una pagina dolorosissima”

Scrivo una pagina dolorosissima nella storia della parrocchia. Giornata limpidissima serena, d’autunno in brevi istanti fu tramutata in una giornata di lutto e di pianto e di desolazione. Alle 11.15 suonò il piccolo allarme, non se ne fa caso, e pochi minuti dopo il grande allarme. Squadriglie di numerosi quadrimotori inglesi e americani vengono rapidamente da Sesto S. Giovanni, lanciando sul rione bombe a tappeto innumerevoli. In pochi minuti, molti fabbricati della parrocchia son ridotti ad un cumulo di rovine. Davanti alla gradinata della chiesa è caduta una bomba che fortunatamente ha fatto cadere solo i vetri della parte Ovest e squassata la bussola della porta d’entrata nonché i vetri della casa parrocchiale e dell’oratorio maschile. Esco dal recinto dell’oratorio, spettacolo più raccapricciante si presenta al mio sguardo. Mamme che disperate corrono alla vicina scuola dove una bomba caduta sul fabbricato e precisamente nella tromba delle scale seppellisce più di 200 tra bambini ed insegnanti sotto le macerie. Si inizia l’opera di salvataggio ma tranne i primi e non più d’una decina che vengono estratti ancor vivi, tutti escono deformi cadaveri maciullati a cui si amministra dai Sacerdoti della parrocchia e da quelle limitrofe l’Estrema Unzione e l’assoluzione sotto condizione. Alle 15 giunge sua Eminenza l’’Arcivescovo a consolare le mamme e rendersi edotto dell’orribile catastrofe. Il Parroco in quel momento è assente per un funerale in parrocchia. Si rimane sulle macerie fino a tarda ora della sera, mentre i vigili del fuoco lavorano tutta notte ad estrarre i corpi delle vittime.”

L’incursione aerea del 20 ottobre 1944

L’incursione aerea del 20 ottobre 1944 era già stata programmata dal febbraio del 1944 dal Comando della 15° Air Force degli Stati Uniti d’America che individuava negli stabilimenti milanesi del nord est un obiettivo strategico da colpire. “Due gruppi arrivarono sui bersagli assegnati ed eseguirono regolarmente il bombardamento; il gruppo che doveva attaccare la Breda era composto da 35 aerei. Gli aerei procedevano in due ondate, la prima di 18 aerei la seconda di 17. Gli aerei procedevano senza scorta di caccia e, del resto, non ce n'era bisogno: la reazione contraerei era prevista nulla, come in effetti fu; non apparvero aerei nemici. I bombardieri, che procedevano a 160 miglia orarie, portavano ciascuno 10 bombe da 500 libbre”.

L'operato del 451° Group

“Gli aerei si presentarono dopo una navigazione regolare e in formazione stretta e assunsero rotta verso la Breda ma a questo punto tutto cominciò ad andare storto. Le bombe del "group leader", aereo di testa della prima ondata, vennero sganciate prima per un corto circuito dell'interruttore di lancio. Il "deputy leader" sull'aereo a fianco non sganciò, ma tutti gli altri aerei lo fecero e le bombe caddero sparpagliate sulle campagne circostanti: solo alcuni arrivarono a sganciare le bombe sul bersaglio, o vicino, perché molte caddero sullo stabilimento Pirelli, contiguo a quello della Breda, provocando decine di morti. La seconda ondata d'attacco era rimasta distanziata: assunta la rotta d'attacco, questa risultò soggetta ad una deriva di 15° sulla destra. Quando il "leader" della formazione s'accorse dell'errore era troppo tardi e tutti gli aerei della seconda ondata, vista la situazione e per liberarsi subito del carico, sganciarono le bombe immediatamente a sud est del bersaglio e presero la rotta del ritorno. Il comando criticò ampiamente l'operato del 451° Group, dichiarando che la missione fu un fallimento totale per scarsa capacità di giudizio e scadente lavoro di squadra. Non risulta però nessuna eco da parte degli statunitensi di quanto era successo a terra dove erano avvenute tragedie inimmaginabili.”

“Quella mattina”

“Quella mattina il piccolo allarme, come risulta dai documenti della Prefettura, suonò alle 11.14, quando i bombardieri erano arrivati da poco nel cielo della Lombardia, e quello grande alle 11.24; le bombe vennero sganciate alle 11.27 e cominciarono a cadere al suolo alle 11.29. Già da questi tempi risulta, in ogni caso, una certa ristrettezza per porsi in salvo: solo 15 minuti quando avrebbero dovuto essere circa il doppio; sono pochi per lasciare tutto quello che si sta facendo e correre in rifugio, soprattutto se ci sono difficoltà logistiche, per una scuola con centinaia di alunni, poi, è un'impresa praticamente impossibile.”

Una bomba s'infilò nella tromba delle scale

A Gorla la Scuola Elementare “Francesco Crispi” aveva due turni per la presenza di molti bambini del quartiere; in quella mattina tersa e luminosa erano presenti in poco più di 200. Gli alunni che abitavano nelle case del quartiere Crespi-Morbio andavano a scuola nel pomeriggio per cui all'ora dell'attacco non erano a scuola. Pochi gli assenti o perché malati o perché, vista la bella giornata, avevano deciso di marinare la scuola. Al momento del piccolo allarme quasi tutte le maestre cominciarono a preparare gli scolari perché scendessero nel rifugio; altre cercarono di informarsi prima per sapere se si trattava del grande o del piccolo allarme. Quando alle 11.24 suonò la sirena per la seconda volta i primi bambini avevano cominciato a raggiungere il rifugio, altri si trovavano ancora sulle scale; in quel momento gli aerei erano già in vista. A questo punto alcuni bambini più svelti di altri decisero di fuggire dalla scuola per raggiungere casa. Una quinta elementare, quella del maestro Modena, riuscì a scappare al completo perché si trovava al piano terreno. Per tutti gli altri il destino fu diverso: una bomba s'infilò nella tromba delle scale e scoppiò provocando il crollo dell'edificio, delle scale e anche del rifugio facendo precipitare tutti i bambini con le maestre nel cumulo di macerie. Anche parecchi genitori che al momento del piccolo allarme erano corsi alla scuola per riprendere i propri figli perirono nel crollo.

La dimensione della tragedia

Appena finito il bombardamento e sollevatosi il polverone grigio e soffocante provocato dagli scoppi, i cittadini che erano più vicini alla scuola si accorsero subito della tragedia e diedero l'allarme. Benché i danni in città riguardassero anche altre zone lo sforzo maggiore dei soccorsi fu concentrato sulla scuola elementare dove incominciarono ad accorrere i padri e le madri dei ragazzi. La Prefettura di Milano fu informata quasi subito dell'avvenimento e provvide a dare gli ordini necessari: arrivarono i militi dell'Unpa (Unione Nazionale Protezione Antiaerea), quelli della Gnr (Guardia Nazionale Repubblicana), i vigili del fuoco, gli operai delle fabbriche circostanti (molti erano i padri dei bambini), ma quasi subito fu chiara a tutti la dimensione della tragedia. Dalle macerie venivano estratti quasi soltanto dei morti; molto attivo in quei momenti fu un giovane sacerdote, Don Ferdinando Frattino che con il suo deciso intervento negli scavi contribuì a salvare molti bambini: gli scolari morti furono 194 più tutte le maestre, la direttrice e il personale ausiliario. Di quello che avvenne nella scuola nei suoi ultimi momenti restano le testimonianze spesso drammatiche e commoventi dei bambini, ora divenuti adulti, che a qualsiasi titolo riuscirono a sopravvivere.

La Scuola di Precotto

Nel frattempo un'altra scuola elementare a Precotto era stata distrutta dalle bombe, ma qui tutti i bambini erano già nel rifugio; anche qui accorsero i genitori che, con l'aiuto dei vigili del fuoco e di Don Carlo Porro (sacerdote molto attivo nei soccorsi) riuscirono ad estrarli vivi dalle macerie.

Molte altre zone della città furono colpite

Molte altre zone della città furono colpite; alcuni quartieri furono gravemente danneggiati compreso un gruppo di case popolari della fondazione "Crespi Morbio" (viale Monza). In totale i morti accertati in città furono 614 oltre a tutti i feriti e alle numerose case distrutte. Alcune bombe caddero anche sullo scalo merci di Greco avvalorando per anni l'opinione che questo fosse il reale bersaglio dell'attacco. Altra ipotesi diffusa per anni fu di attribuire il massacro agli inglesi, giudicati più crudeli, mentre gli statunitensi avevano la fama di essere "buoni". Gli uffici funebri in Duomo, nonostante le proteste di parecchi parenti delle vittime, divennero un mezzo per attaccare gli Alleati con la propaganda e fomentare l'odio dei milanesi. I funerali furono celebrati nella chiesa di Santa Teresa, a Gorla.

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 21 ottobre 1944

“Il Prevosto celebra alle ore 6 in Chiesa una S. Messa di suffragio tra le lacrime e i singhiozzi; raccomanda a tutti di pregare per le vittime dell’incursione. Si reca poi alla scuola dove allineati si trovano altri bambini estratti nelle prime ore del mattino. Alle ore 9 si reca in Episcopio a rendere edotto l’Arcivescovo del lavoro fatto dai vigili durante la notte del 20 e il mattino del 21. Chiede di celebrare un ufficio solenne alla domenica e ne ottiene il permesso. Intanto chiede l’aiuto dei muratori per riparare il tetto della casa, dell’oratorio e della chiesa perché dal mattino piove incessantemente. I cadaveri vengono portati per mancanza di locali nella vecchia chiesina in modo da poter essere riconosciuti. I militi dell’Unpa li portano poi ai diversi obitori. Si lavora così per tutta la giornata”.

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 22 ottobre 1944

“Le campane a lenti rintocchi suonano l’Ave Maria annunciando alla popolazione l’Ufficio solenne che si celebrerà alla S. Messa delle 7.30. Alle 6 la 1° Mesa è celebrata dal Coadiutore. Il Prevosto sale sul pulpito ma incapace di parlare per la viva commozione che lo opprime si accontenta di dare solo alcuni avvisi che interessano la popolazione ed annuncia l’Ufficio solenne che si celebrerà alle ore 7.30 a suffragio delle vittime. Al Vangelo sale sul pulpito ma il pianto gli stronca la parola. La Chiesa è gremita di fedeli oppressi della più viva costernazione, non si sentono che singhiozzi e pianti. Il Prevosto intanto dispone per i primi funerali le cui salme devono arrivare in parrocchia alle ore 16. Dopo le esequie in Chiesa vengono accompagnate dal Clero fino al termine della Via Finzi ed il Coadiutore le accompagna al Cimitero di Greco. Di ritorno la casa parrocchiale è invasa di gente che chiedono i funerali delle vittime in parrocchia.”

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 23 ottobre 1944

“Alle ore 9.30 una macchina del Podestà si reca a Gorla a prendere il Prevosto per recarsi in Podesteria. E’ presente anche il Vicario Generale Monsignor Bernareggi. Domenico, in rappresentanza di S. Eminenza. Dopo una lunga discussione si decide di trasportare dagli obitori le salme a scaglioni di 25 per turno in modo che per il mercoledì sera tutte le salme siano sepolte. Intanto continuano i funerali in forma privata delle salme di quelle famiglie che ne hanno ottenuto il permesso. Dalla domenica 22 fino alla domenica 5 novembre nei locali dell’oratorio maschile viene allestita una mensa comunale per la distribuzione dei cibi cotti a tutta la popolazione priva di acqua e luce.”

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 24 ottobre 1944

“Martedì tra la commozione generale arrivano sopra tre camions con rimorchio addobbati a lutto e con mazzi di fiori del Comune di Milano le prime trenta salme di bambini e di adulti. Vengono collocate in chiesa sopra le panche allineate attorno alle quali si stringono addolorati i parenti delle vittime. Il Prevosto circondato dal Clero inizia la funzione liturgica e ad una ad una benedice le salme. Terminata la cerimonia nel cortile dell’oratorio si ordina il corteo preceduto da un picchetto armato. Il Prevosto accompagnato dal vice Podestà recitando preghiere percorre il tratto di strada da Gorla al cimitero di Greco e benedice le salme mentre scendono nella fossa. E così per tutti i turni, l’ultimo turno è al mercoledì alle ore 14 continuano poi i funerali in forma privata fino al sabato delle ultime estratte dalle macerie. Si da sepoltura a circa 300 vittime.”

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 26 ottobre 1944

“Il Prevosto prende parte all’ufficiatura solenne di suffragio indetto dal Comune in Duomo e quivi prende accordi per l’ufficiatura del giorno successivo a Gorla.”

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 27 ottobre1944

Alle ore 8 incominciano a giungere corone di fiori mandati dal comune che vengono collocate ai piedi della balaustra. Arrivano le autorità civili. Il Podestà Signor Giuseppe Spinelli ed il vice Podestà Marzetti e Gamba. Il Commissario Federale Sig. Costa. Il Vice Prefetto ed altre autorità. Celebra Monsignor Dotta della Metropolitana rappresenta S. Eminenza Monsignor Giuseppe Pecore. La chiesa è gremita di fedeli che assistono e seguono il rito con profondo raccoglimento e colla viva commozione. Terminata la cerimonia si raccolgono in casa parrocchiale ed il Podestà ed il Federale consegnano al Prevosto £ 10.000 ciascuno per i primi bisognosi sinistrati.”

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 9 novembre 1944

Trascorsa la settimana luttuosa, carica di tragici ammaestramenti, iniziò il lento recupero della ragione e della sopravvivenza. La guerra incombeva ancora e i sopravvissuti avevano bisogno di aiuti e sussidi. “Il Maggiore Mattia incaricato generale delle Mense Comunali comunica al Sig. Prevosto che d’accordo col Sig. Podestà vengono distribuiti dei buoni col timbro della Parrocchia ai più bisognosi sinistrati e ne incarica del lavoro lo stesso Sig. Prevosto. Dal giorno 10 tutte le mattine è un continuo affluire alla casa Parrocchiale a ritirare i buoni”.

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 13 novembre 1944

“S. Eminenza dispone £ 40.000 per Gorla 1° e i fedeli continuano a far celebrare uffici in suffragio dei loro defunti”.

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 20 novembre 1944

“Il Provveditorato degli studi e l’Ispettore delle scuole incomincia la distribuzione di un sussidio di £ 1000 a tutte le famiglie dei bambini della scuola morti nell’incursione del 20 ottobre”.

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 26 novembre 1944

Si da avvisi dal pulpito durante le funzioni che i famigliari dei bambini si rechino lunedì 27 corr. In Viale Padova n. 237 alle sedi del fascio a ricevere dal Fascio femminile l’offerta assegnata a ciascuna famiglia”.

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 25 aprile 1945

E dopo i bombardamenti e le distruzioni, il giorno della liberazione. “Verso le 14 incominciano a giungere notizie del movimento dei partigiani per la liberazione di Milano dal giogo tedesco e fascista”.

“Liber Chronicus” della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 26 aprile 1945

“Nel pomeriggio si apprende la resa della città da parte dei Tedeschi. Continua il movimento e vengono armati tutti quelli che fanno parte ai diversi comitati di liberazione”.

Piazza dei Piccoli Martiri di Gorla.

Con la liberazione la fine di un incubo ma anche il carico di un’enorme responsabilità: la ricostruzione della dignità umana così fortemente provata dalle vicende e dalle atrocità belliche. Dopo la lenta faticosa ricostruzione di ciò che era andato perduto, case, scuole, fabbriche, luoghi di culto e ritrovo, venne eretto un monumento presso il ponte vecchio di Gorla ad opera dello scultore Remo Brioschi. Il sacrificio di 184 alunni e 14 maestri venne così ricordato insieme ad un accorato appello contro la guerra immortalato nell’immagine straziante della madre con il bimbo esanime in braccio. La piazza fu ribattezzata in quell’ occasione: Piazza dei Piccoli Martiri di Gorla.

“Ecco la guerra”

Il monumento, un blocco marmoreo sormontato da due pilastri, riporta una scritta a caratteri cubitali: “Ecco la Guerra”; ai piedi dei pilastri, la statua bronzea di una madre dolente che esibisce il figlio morto fra le proprie braccia. L’episodio si ricollega molto probabilmente a ciò che realmente accadde quando una madre, forse la prima madre, estrasse dalle macerie il corpicino del suo bambino e se lo portò via a dispetto di tutte le ordinanze. Sul pilastro di sinistra, in rilievo, un aereo sormonta la scuola ancora intatta mentre, su quello di destra, lo stesso aereo allontanandosi lascia sotto di sé il carico di distruzione. Sul retro del monumento due scale portano alla cripta che accoglie i resti dei piccoli alunni e delle loro insegnanti. L’abside della cripta è interamente occupata da un mosaico con il volto di Cristo; sotto il mosaico la vittima sacrificale: un bimbo, uno dei tanti innocenti caduti in quella terribile tragedia; verso di lui sembrano andare le mamme piangenti; in alto troneggia la scritta: ”Vi avevo detto di amarvi come fratelli”.

Il monumento ai Piccoli Martiri

Il monumento fu voluto fortemente dai parenti. Il terreno dove sorgeva la scuola fu messo in vendita dal Comune dopo la tragedia e sarebbe stato, secondo quanto si diceva in giro, utilizzato per la costruzione di un cinema. I genitori allora decisero di istituire un Comitato e di fare un esposto al Comune; poi si recarono a Palazzo Marino dove, dopo molte insistenze, ottennero dal Sindaco Antonio Greppi la concessione del terreno su cui far erigere il monumento-ossario per tenere uniti i loro figli e ricordare al mondo il sacrificio delle vittime innocenti della guerra.

Il lavoro del Comitato

Il Comitato si adoperò in mille modi per procurarsi i fondi necessari per avviare i lavori. Si incominciò a scavare tra le macerie della scuola e a togliere ad uno ad uno i mattoni: ogni mattone, se era in buono stato, valeva due lire, se era rovinato una lira soltanto, ma il ricavato della vendita era troppo poco. Si iniziò allora a raccogliere e vendere i tappi di stagnola delle bottiglie del latte. I genitori contribuirono in parte alle spese anche se, subito dopo la guerra, i soldi erano pochi e la vita era davvero molto difficile per tutti; fu anche organizzata una serata di beneficenza al Teatro alla Scala. Con i fondi ricavati si poterono iniziare i lavori. Occorrevano però altri fondi: le Acciaierie Falck offrirono materiali di ferro il cui ricavato della vendita permise di proseguire i lavori. La Rinascente offrì il marmo di Candoglia che avanzava dalla ricostruzione della sua sede distrutta dalla guerra: venne utilizzato per i loculi delle piccole vittime. In seguito, venne organizzato un concorso tra alcuni scultori per eseguire un bozzetto del monumento da dedicare ai piccoli martiri e ai loro insegnanti. Fra questi fu scelto quello dello scultore Remo Brioschi, che, commosso, aiutò il Comitato realizzando l’opera d’arte dietro un compenso minimo. Finalmente il 20 ottobre 1947 il monumento fu inaugurato durante l’annuale celebrazione del triste evento, avvenuto tre anni prima a perenne monito contro la guerra. Tutti gli anni, nel giorno del tragico anniversario, si tengono le celebrazioni cittadine per ricordare l’episodio luttuoso e per riflettere sulla stoltezza degli uomini.

Il “Campiello” di Gorla

L’architettura del silenzio del Monastero delle Clarisse, del Monumento ai Piccoli Martiri, del ponte vecchio, dell’alzaia, dei giardini di via Petrocchi (Parco Martesana) potrebbero reclamare il loro piccolo ma significativo ruolo di “Campiello” come si addice alle piccole, movimentate piazze di Venezia. La piazza c’è ed è quella del vecchio Borgo delle Mappe di Carlo VI (1721), con il Naviglio Piccolo Martesana, il vecchio ponte in ceppo, le case rivierasche. È anche la piazza della “Nuova mappa di Gorla e Precotto” (1900), del riassestamento urbanistico degli anni del primo dopoguerra (1920), delle palazzine di via Fratelli Pozzi, della Villa Singer, della Palazzina Comunale, della piccola darsena in muratura (risistemata). È anche la piazza del dramma della guerra, del martirio dei bambini della Scuola Elementare di Gorla cui è ora dedicata la piazza e su cui insiste la “sacralità” silenziosa delle piccole vittime della guerra. Si tratta di un itinerario e di un’opportunità inconsueta che potrebbero riunire il nucleo di Gorla alla presenza rinascimentale del Naviglio Martesana e dei vecchi edifici rivieraschi della “Piccola Parigi“ e del “Campiello” di Gorla.

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Informazioni, rielaborazioni, testi…tratti da:

- Cesare Cantù, Grande Illustrazione del Lombardo Veneto. Milano, 1857.

- “Memorie stese dal parroco locale e pubblicate nella faustissima benedizione e inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale”. Milano, Sac. Davide Sesia. Tipografia della Casa Editrice “Osservatore Cattolico”, Milano, 1886.

- Testimonianze di: Metti Erminio, Melzi Ambrogio, Gino & Michele.

- Le notizie sono liberamente tratte dal “Liber Chronicus” della Parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù di Gorla. Trascrizioni di impressioni di cronista e testimoni oculari.

- Le notizie dei bombardamenti su Milano sono riprese dal libro di Achille Rastelli: “Bombe sulla città”, Edizione Mursia, Milano 2004.

- La cronaca del fatto e la storia del monumento sono ripresi dal volumetto “20 Ottobre 1944…Dicevano che la guerra era finita…” a cura di Achille Restelli. Milano, ottobre 2002.

- L’insegnante, Maria Luisa Rumi, che al tempo del bombardamento frequentava la scuola, ricorda nei suoi appunti quel tragico giorno.

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Schede

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Corone di fiori. Presidio degli scout La Scuola “Francesco Crispi”. 20 Ottobre 1945 La Scuola “Francesco Crispi” dopo il
bombardamento
"Vittime innocenti" Lastra commemorativa 20 ottobre 1944 Cerimonia di Commemorazione
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Il Monumento ai Piccoli Martiri di Gorla. “Cassine da Gorla” Il Monumento ai Piccoli Martiri

La cerimonia commemorativa dei Piccoli Martiri

La Piazza.
Il Municipio.
Via Pozzi
La Piazza. La commemorazione dei Piccoli Martiri Piazza dei Piccoli Martiri di Gorla
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La statua dei Piccoli Martiri La Scuola “Francesco Crispi” Sacrario dei Piccoli Martiri Via Pozzi. Monumento ai Piccoli Martiri di Gorla Il Piccolo “Campiello” Monumento ai Piccoli Martiri. 1952-53

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