Una delle rogge più importanti del territorio di Gorla era quella dell’Acqualunga. In realtà l’Acqualunga non era una roggia, ma bensì un fontanile con tre “occhi” (o sorgenti): il primo a Precotto, all’altezza di Via Erodoto; il secondo a Gorla nel terreno dei Finzi; il terzo a Turro, non lontano dalla Cascina del Governo Provvisorio.
La Roggia Acqualunga veniva chiamata anche il “Canale di Città” perché tutte le sue acque venivano utilizzate in Milano. E’ pressochè certo che un suo ramo alimentasse anche le Terme Erculee, che si trovavano fra Corso Vittorio Emanuele e Corso Europa. Secondo alcuni la roggia percorreva in cunicolo tutto il Corso Vittorio Emanuele alimentando, all’altezza dei portici settentrionali, i due Battisteri di S. Stefano e San Giovanni alle Fonti. Verso la fine del XVIII secolo la roggia fu immessa nella Fossa interna dei navigli milanesi all’altezza di Palazzo Serbelloni, dopo aver percorso Corso Venezia a cielo aperto. Una descrizione dettagliata della Roggia Acqualunga “scavata affine di mantenere l’acqua necessaria allo spurgo dei canali sotterranei della città” è riportata in alcune note in uso nel XIV Secolo. Nei terreni dei Finzi, la roggia sottopassava con un sifone il Naviglio Martesana. Il Catasto del 1720 riporta con estrema precisione il percorso del fontanile che assunse un’importanza notevole quando nell'Ottocento formò un laghetto di acqua corrente a lato di Villa Finzi; il laghetto fu fatto costruire dal Conte Giuseppe Batthiany su progetto dell'architetto Gaetano Brey nel 1826.
“Un’altra villa pure principesca era quella che tuttora sussiste quasi ancora nel primitivo stato e che è in proprietà della signora Finzi maritata al Com'n. Avvocato 0ttolenghi. Credo fosse stata costruita dal Principe Batiani esso pure austriaco e generale del reggimento degli Usseri, il quale splendidissimo com’era la improntò di uno stile moderno e di un lusso sterminato: giardino inglese: parco, grotte, laghetto, tempietto, caffè hauss, casino ungherese, serra, ogni delizia vi aveva introdotto”. La villa si trovava in via Prospero Finzi 8 sulla Strada Comunale per Greco (oggi via S. Erlembardo 4). Nel 1793 veniva indicata come “Casa da nobile”; nel 1814 come “nuovo fabbricato” intestato al Conte Giuseppe Batthjianji (1827), figlio del fu Signor Conte Teodoro d’Ungheria, originario di Buda (Ungheria). La villa a forma di “T” aveva il lato più corto rivolto verso il naviglio Martesana; all’interno era conservato qualche bel soffitto d'epoca.
La famiglia Batthjianji era originaria della città di Koszeg, al confine tra Austria e Ungheria. Nel palazzo, ora in rovina, i Batthjianji ospitarono nel 1698 il Principe Ràkoczi II e nel 1813 l'Imperatore Francesco d'Austria. Una testimonianza del favore che il Conte Giuseppe Batthiany godeva presso l'imperatore d'Austria fu il ricevimento organizzato in occasione del passaggio a Milano del Principe Ranieri d'Asburgo-Lorena, nominato Vicerè del Regno Lombardo-Veneto e della Principessa Elisabetta di Savoia Carignano dopo le nozze celebrate a Vienna il 28 maggio 1828. Antonio Giuseppe Batthyany, dopo averne acquisito tutta la proprietà con annessi terreni, le cambiò d’aspetto arricchendola con parco, laghetto e grotta.
Dopo la morte nel 1836 del Conte Batthyany i figli cedettero la villa a Prospero Finzi. I Finzi, succeduti nella proprietà con il Cavaliere Prospero Finzi, e i successivi eredi dal 1839 fino al 1919, le diedero il nome con il quale viene tuttora ricordata. Alla morte di Prospero Finzi nel 1876, l’unica erede Fanny Finzi Ottolenghi, figlia di Marco Finzi, ereditò la villa le cui pertinenze andavano ben oltre la villa e il parco inglobando nel 1850 più di 300 pertiche; nel 1860 le pertiche erano più di 400 cui furono aggiunte altre 200 pertiche, situate in Precotto, nel 1867. La superficie complessiva del parco risultava di mq. 72.000.
Prospero Pinzi così descrisse il parco della villa: “Un parco disposto a giardino all'inglese con viali serpeggianti tappeti e boschetti nel quale vi sono sparsi diversi fabbricati di delizia e di abitazione col necessario corredo di locali di servizio e di decorazione del giardino, che sono il palazzo, la casa del portinaio, il padiglione ottagono, la casa svizzera, la casa di Zurigo, il ponte cinese, il Tempietto dell'Innocenza, la serra inglese ed il Tempio della Notte cui si perviene per ampia grotta.”
“Vi ha inoltre in questo giardino un piccolo laghetto guadabile con schifi, e formato dalla testa di fontana del Fontanile Acqualunga le cui acque sorgive poi defluiscono per lunga tomba che estendesi fin sotto il Naviglio della Martesana. Il parco è recinto tutto intorno da siepi vive e vi si accede per ampie aperture munite di cancelli di legno e di ferro essendo propriamente l'ingresso quello dalla strada comunale di Gorla”. Il laghetto, progettato nel 1826 dall’architetto ingegnere Gaetano Brey, era di fatto un ampliamento del fontanile dell’Acqualunga che attraversava tutta l’area del parco.
Dopo il 1919, i Finzi, condivisero la proprietà con la “Società Anonima Parco Gorla" che destinò parte del parco all’esercizio di “giochi sportivi, spettacoli e divertimenti in genere”. Nel giugno del 1920 la “Società Anonima Parco Gorla" cambiò ragione sociale in “Società Anonima Rosa Film" e, in seguito, in “Società Anonima Sabaudo Film" che utilizzerà la proprietà fino al 1928. Nel 1934 il Parco di Villa Finzi o "Giardino di Villa Finzi" fu acquisito dal Comune di Milano.
Ma ciò che rende davvero particolare il parco delle Villa Batthyany sono i due templi della Notte e dell’Innocenza. Il primo recupera la struttura sotterranea di una vecchia ghiacciaia trasformandola in una montagnola con una grotta interna; il secondo, di gusto neoclassico, è, invece, una costruzione a pianta circolare con otto colonne in pietra.
Le ghiacciaie erano piccole strutture “neviere” che venivano riempite d'inverno con ghiaccio frantumato o neve pressata e ricoperta di foglie secche. I manuali dell'800 davano indicazioni precise su come predisporre e utilizzare questi locali adibiti alla conservazione di cibi e bevande “per riempirla di ghiaccio si scelga un giorno freddo e asciutto; prima di riporvelo vi si deve mettere al fondo un denso strato di paglia lunga incrocicchiata in tutti i versi, e devesi pur rivestire di paglia tutto l'interno, in guisa che il ghiaccio posi sulle foglie e non tocchi le pietre“.
Tutte le famiglie più ricche possedevano una ghiacciaia financo i monaci che le utilizzavano per la conservazione dei prodotti caseari, e gli Ospedali. Solitamente i locali adibiti a neviere erano parzialmente interrati, circolari e ricoperti da un tetto. Era costume sul finire del XVIII secolo prestare molta attenzione a schemi compositivi vegetali che richiamavano i valori imitanti della natura; anche la villa del Conte Batthyany seguiva questo costume. L’ipotesi di una ghiacciaia come primo impiego della grotta artificiale non è, pur tuttavia, documentato in nessuna carta catastale.
Il Tempio della Notte “cui si perviene per ampia grotta” è, secondo gli stessi intendimenti dei fondatori, un percorso “celato”. Forse fu proprio questo il valore esoterico dell’anfratto. La descrizione della grotta che ne fa Prospero Finzi è puntuale e veritiera così come quella del laghetto che abbelliva il parco. L’impianto del Tempio della Notte richiamava l’idea compatta di una camera circolare composta “da tre cunicoli d'accesso e da rami tra loro comunicanti. Dai rami principali si dipartono tre corridoi secondari. I primi due rami conducono alla camera centrale del Tempo della Notte. La pianta circolare del Tempio della Notte presenta una struttura a doppia parete e doppia copertura a cupola comunicante con l'esterno attraverso un oculo sommitale da cui proviene la luce. Alla muratura perimetrale interna, in mattoni pieni e un tempo intonacata, sono addossate otto colonne di marmo con capitello di ordine corinzio. Tra le colonne si aprono tre nicchie adatte a recepire elementi di decoro.”
Attualmente la villa è adibita a centro sociale, scuole e istituzioni pubbliche oltre che a parco. Nel parco sono conservate numerose specie di alberi di grandi dimensioni e di notevole pregio. Gruppi di pioppi, ippocastani, olmi, cedri del Libano, tassi, tigli e querce si alternano ad ampi spazi verdi a prato. Gli alberi originari del parco sono pochi, però, perché nel 1941 gli abitanti del quartiere di Gorla, infreddoliti per il rigido inverno, disboscarono quasi interamente l'area.
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Informazioni, rielaborazioni, testi… tratti da.
- Città di Milano, Reliquie del passato, Una villa secentesca a Gorla. 1922). L'Associazione S.C.A.M. (Speleologia Cavità Artificiali Milano), che sta operando un censimento sulle cavità milanesi, ha segnalato nel 2005 l'importanza di questo monumento, unico nel suo genere, a Milano.
- Cesare Cantù, Grande Illustrazione del Lombardo Veneto. Milano 1857
- Mappe del Cessato Catasto (1897-1901). Archivio Storico Civico del Castello Sforzesco di Milano, Civiche Raccolte d’Arte Bertarelli.
- Nuova Mappa del Comune di Gorla e Precotto" (1900) dell'Ufficio Tecnico Comunale, alla scala 1:2000. Civiche Raccolte d’Arte Bertarelli. Milano. Castello Sforzesco.
- Supplemento a “Gorla Dentro”, Ottobre 1971, Periodico indipendente a cura del Gruppo d’opinione di Gorla.
- Sac. Davide Sesia, Memorie stese dal parroco locale. Milano. Tipografia della Casa Editrice “Osservatore Cattolico”, Milano, 1886.
- Nuova Mappa del Comune di Gorla e Precotto" (1900) dell'Ufficio Tecnico Comunale, alla scala 1:2000. Civiche Raccolte d’Arte Bertarelli. Milano. Castello Sforzesco.
- Marc'Antonio Dal Re, a cura di F. Bagatti Valsecchi, "Ville di delizia o siano palagi camperecci nello Stato di Milano", Milano, 1963.
- AA.VV., Ville dei navigli lombardi, Ed. Sisar, Milano, 1967.